(Apcom) – Il ministro degli Esteri Franco Frattini parte oggi per la sua prima missione nel continente africano. In Sierra Leone Frattini inaugurerà l’Ospedale del Professore Lanzetta, finanziato dalla Cooperazione italiana, dove si eseguono interventi di microchirurgia ricostruttiva e di riabilitazione soprattutto a quanti sono rimasti vittime di amputazioni o mutilazioni degli arti superiori durante la guerra.
Roma, 9 feb. (Apcom) – Il ministro degli Esteri Franco Frattini parte oggi per la sua prima missione nel continente africano. Dal 9 al 13 febbraio Frattini sarà in Angola, Nigeria, Sierra Leone e Senegal, Paesi dove da parecchi anni mancava un ministro degli Esteri italiano, a dimostrazione del rinnovato interesse dell’Italia per il continente africano, come attore politico per la risoluzione di problemi regionali e globali, ma anche come terra di opportunità economiche, e non più solo di fame e povertà. Il ministro discuterà quindi con i partner africani di sicurezza globale e regionale, in vista del vertice G8 della prossima estate sotto presidenza italiana, ma si adopererà anche per rafforzare i rapporti bilaterali e la presenza di imprese italiane nel continente, così come rilancerà la cooperazione allo sviluppo.
Prima tappa sarà l’Angola, primo produttore di petrolio in Africa, tanto che il greggio rappresenta oggi il 90% delle esportazioni. L’Italia è il 14esimo acquirente e il 12esimo fornitore dell’Angola e nel 2008 gli scambi commerciali tra Luanda e Roma hanno raggiunto la quota di 380 milioni di dollari, segnando un incremento del 45% rispetto all’anno precedente. Le importazioni italiane sono quasi interamente composte da petrolio greggio, per un totale di circa 155 milioni di euro nel primo semestre 2008. La visita del ministro mira a rafforzare i rapporti economici, soprattutto sotto il profilo della sicurezza energetica, e a favorire una maggiore presenza delle imprese italiane nei progetti lanciati dal governo angolano nel settore delle infrastrutture. Oggi sono 22 le aziende italiane presenti in Angola, tra cui l’Eni, che estrae circa 135.000 barili di greggio al giorno. Dopo Luanda il ministro raggiungerà la Nigeria, secondo produttore di greggio in Africa. Abuja ha di fatto perso la posizione di primo produttore del continente africano, a vantaggio dell’Angola, nel corso del 2008, quando ha registrato un calo di circa un quarto della sua produzione quotidiana a causa dello stato di insicurezza della regione petrolifera del Delta del Niger. Ricca di greggio, la regione del Delta è anche una delle regioni più povere del Paese, dove da anni agiscono diversi gruppi armati. Tra questi spicca il Movimento per l’emancipazione del Delta del Niger (Mend), responsabile di attacchi ai colossi del greggio e di numerosi sequestri dei loro dipendenti. Nel Delta opera da anni anche l’Eni, accanto a Shell, Exxon e Total, che oggi estrae circa 130.000 barili di petrolio al giorno e che prevede di superare i 180.000 barili al giorno nei prossimi quattro anni. Nel corso dei suoi incontri politici, il ministro affronterà il tema della sicurezza nel Delta e, come per l’Angola, cercherà di favorire una maggiore presenza delle imprese italiane nei progetti di sviluppo delle infrastrutture. Nel 2007, l’interscambio tra Italia e Nigeria è stato di circa 1.711 milioni di euro. Ad Abuja, Frattini incontrerà anche il Presidente della Commissione della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas), Mohamed ibn Chambas, per discutere del problema del narcotraffico. Nei mesi scorsi, è stato lo stesso Ecowas a denunciare l’Africa occidentale come “un crocevia del traffico di droga” proveniente dall’America latina e diretto in Europa. Tra il 2007 e il 2008 l’Italia ha garantito oltre 650.000 euro all’Ecowas per il fondo per le operazioni di peacekeeping, per promuovere attività di contrasto alla proliferazione di armi leggere e per sostenere la conferenza ministeriale dello scorso ottobre sulla lotta al narcotraffico.
Lasciata Abuja, il ministro raggiungerà la Sierra Leone, Paese ricco di risorse minerarie, ma dove il 75% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (con meno di due dollari al giorno) dopo 11 anni di guerra civile, conclusa nel 2002. La Sierra Leone risulta agli ultimi posti nell’Indice di Sviluppo Umano, con un reddito pro-capite di 290 dollari Usa nel 2007.